DANIELA TUMEDEI                                                   WORKS     ABOUT   CONTACTS
Finali migliori
2025
matite su foglio foto senibile
71 x 71 cm


Questo è il titolo scelto da Daniela Fernanda Tumedei per riassumere efficacemente i propri lavori.
Il suddetto trae ispirazione dal romanzo “Addio alle Armi” di Ernest Hemingway, un racconto verosimile e tragico, in un costante oscillare tra amore passionale e atrocità della guerra. Ma non è dal romanzo in sé che i lavori traggono ispirazione, bensì da come lo scrittore lo ha affrontato. Si potrebbe affermare: una gestazione infinita. Un Hemingway che, ogni qual volta riusciva a concludere la storia, tornava indietro, per riscriverla. Ciò lo porterà alla stesura di ben 47 versioni diverse mai pubblicate, a dispetto della sola a noi resa nota. Attenzione però, quest’infinita gestazione non va intesa come un dramma, anzi; è proprio il figlio dello scrittore a confermarci di non aver mai visto suo padre così sprizzante di felicità.
È proprio in questo turbinio di emozioni e ripensamenti che si inseriscono le Opere di Tumedei: un antidoto per ogni male. Difatti, si presentano come una sorta di rappresentazione dei sopracitati infiniti finali; paesaggi di fantasia, ma sempre originati dalla realtà. Tumedei comincia scattando fotografie nei luoghi che l’hanno plasmata: la campagna romagnola e i suoi ricordi infantili, Roma e i suoi deserti coviddiani e Milano, la città in cui vive. Scatti che, una volta selezionati accuratamente dalla sua fotocamera, andrà a manipolare attraverso un’inusuale, perché ormai desueto, strumento: la camera oscura. Come Canaletto, il quale portò ad esiti eccelsi tale tecnica, adattandola alle sue esigenze per scovare ogni piccola minuzia della sua amata terra natìa, parimenti si comporta Daniela, traslando in una piccola camera plumbea l’omonima tecnica, variandone tuttavia, l’esecuzione; sicché, l’immagine proiettata sul supporto non scaturirà dalla realtà, bensì dallo schermo del suo smartphone con cui Tumedei genererà la sovrapposizione di varie impressioni, creando continuamente inediti finali.
Proprio come Hemingway, anche Tumedei sentirà la perenne insoddisfazione, portandola così, alla costante ricerca di un risultato ch’esaudisca le sue richieste formali; il mancato raggiungimento ne implicherà il rifacimento, con l’ambizione di pervenire ad un finale esauriente. Illuminante sarà allora, la dichiarazione di Arthur Conan Doyle, il quale affermava: “Il tocco supremo dell’artista, sapere quando fermarsi”.